VITA, MORTE E REINCARNAZIONE

COSA C’È DOPO LA MORTE?

Fin dall’antichità l’uomo si è posto la domanda di cosa ci sia dopo la morte. C’è il nulla, come sostenevano gli Epicurei? Marx esalta Epicureo come «il più grande illuminista greco», sottolineando il suo tentativo di liberare l’uomo dalla servitù degli dei. Epicureo riprende il materialismo atomista di Democrito. Tutto è composto di elementi indivisibili (gli atomi), eterni. Secondo lui, la vera conoscenza ci libera dalle nostre paure, in special modo da quella della morte: “finché ci siamo noi essa non è, quando è lei noi non ci siamo più”. Per cui, secondo gli Epicurei, la morte non deve preoccupare l’uomo, perché quando si muore non si è più nulla, quindi non si hanno più né paure, né preoccupazioni di alcun tipo.

Tuttavia, altri hanno sentito il bisogno di credere in qualcosa dopo la morte. Questa ci spaventa, proprio perché ci è oscura. E immaginarsi cosa ci potrebbe essere dopo ci aiuta, in un certo senso, anche ad affrontarla più sereni. Per questo, ma anche per volontà di conoscenza, si sono scritti centinaia di libri su cosa ci potrebbe essere dopo la morte.

Esistono anche varie testimonianze di quei pochi che sono “ritornati indietro”. Infatti, in certi casi, è capitato che persone morissero per qualche attimo e poi venissero riportate in vita dai medici, oppure abbiamo casi di persone che si risvegliano da un coma e raccontano storie molto suggestive. Queste, nella maggior parte dei casi, ci hanno raccontato di una sorta di “vita oltre la morte”, di un mondo parallelo al nostro, dove è possibile rincontrare i nostri cari defunti e vivere senza problemi in mezzo a loro.

IL LIBRO DEI MORTI EGIZIO

Ogni popolo e cultura ha il suo “paradiso” (e il suo “inferno“).

Nell’antico Egitto, ogni persona si pensava fosse composta da cinque elementi diversi: l’ombra, l’ankh, il ba, il ka e nome.

* L’ombra non altri che l’involucro materiale dell’ “anima” del defunto e veniva identificata con il cadavere;
* l’ankh è la “chiave della vita”, cioè la chiave che metaforicamente consente al defunto l’accesso nell’aldilà;
* il ba è la personalità del defunto, l’essenza posseduta in vita e a cui è permesso visitare la terra. Infatti è raffigurato come un falco dalla testa umana;
* poi, c’era il ka. Gli Egizi pensavano che il ka fosse creato contemporaneamente al corpo di cui era un doppione;
* il nome permetteva, se rievocato, al defunto di sopravvivere in eterno (nei ricordi delle persone). Senza il nome l’essere non può esistere. Per questo, in certi casi, quando qualcuno subiva la “damnatio memorie” di quei tempi, si usava cancellarne il nome dai vari monumenti che lo ricordavano.

Il rito funebre è composto da varie fasi che vengono eseguite dai sacerdoti che seguono le indicazioni scritte nel Libro dei Morti. Una sorta di cartina per potersi orientare nell’aldilà egizio. Il corpo del defunto seguiva una via, l’anima un’altra: il corpo veniva mummificato dai sacerdoti, in tal modo si otteneva il mantenimento della forma fisica del morto, così come l’aveva avuta in vita. Si iniziava con l’asportare il cervello con dei ferri attraverso le narici, poi si procedeva con lo “svuotare” l’addome e i quattro organi più importanti (fegato, polmoni, stomaco e intestino) venivano deposti nei vasi canopi. Poi, il corpo veniva trattato con il nitron, e veniva riempito di aromi e sostanze che ne garantivano la conservazione.

L’anima del defunto invece doveva essere giudicata da un tribunale divino. Ritroviamo tale scena (detta psicostasìa) numerose volte sui papiri egizi. Essa si ritrovava di fronte ad una bilancia, su cui piatti venivano posti, una piuma (simbolo di Maat, la dea della verità) e il cuore del defunto, che se era puro, pesava quanto la piuma. In caso contrario, il defunto non poteva accedere all’aldilà e non gli era concesso di congiungersi con Ra, così veniva dannato e divorato dalla “Divoratrice“, un essere metà coccodrillo, metà ippopotamo.

LA MORTE PER I POPOLI SCANDINAVI

Invece, nei miti scandinavi, troviamo il Walhalla, una stanza fantastica dell’Asgard, dalle pareti d’oro e bronzo, attraverso cui si giungeva passando cinquecentoquaranta porte dorate. Era il luogo in cui si ritrovavano gli eroi morti in battaglia, portati lì dalle Valkirie, dopo essere stati giudicati dal dio Wotan (Odino). Gli eroi defunti, detti anche Einherii, passano il tempo banchettando e allenandosi in visione della battaglia finale, che avverrà nel giorno del Crepuscolo degli dei.

LA MORTE PER I GRECI E I ROMANI

Sia i Greci che i Romani credevano fermamente che l’anima del defunto sopravvivesse e che vegliasse su di loro aiutandoli nei momenti di bisogno. In questo modo veneravano i loro defunti considerandoli come divinità protettrici delle loro case. Essi potevano essere consultati da chiunque, attraverso la divinazione, ovvero l’interpretazione dei “segni” che di volta in volta potevano manifestarsi. I romani avevano ripreso buona parte della mitologia greca, così come la tradizione che dovesse esistere un paradiso ed un inferno.

Il regno degli inferi veniva collocato a seconda, nelle terre dei Cimmeri, in Campania presso il lago di Averno, in Sicilia, o in Arcadia. Di esso facevano parte i Campi Elisi (di cui parlò Virgilio), dimora ultraterrena degli eletti. Agli empi invece era riservato il Tartaro quale luogo di pena. L’Elisio viene localizzato da Omero all’estremità del mondo, e da Esiodo, col nome di Isole dei Beati (Avalon? Atlantide?), presso le correnti dell’oceano.

LA MORTE NELL’INDUISMO

Gli induisti invece credono nella reincarnazione, ovvero nella trasmigrazione dell’anima da un corpo ad un altro nel momento della morte (o da lì a poco). Un uomo può reincarnarsi in un altro uomo, in una donna, ma anche in un qualche animale. Nelle sue vite precedenti Buddha era stato ad esempio una tartaruga, una scimmia, un elefante e una lepre. A queste bestie, perciò, viene portato rispetto, ma anche a tutte le altre che pure, per successive reincarnazioni, possono raggiungere il “Nirvana“. Il Nirvana è il “paradiso” degli induisti. Rappresenta la pace dei sensi, la pace assoluta che l’anima del defunto può trovare alla fine del suo ciclo di reincarnazioni.

La chiave di tutto è il Karma. Ognuno di noi ha il suo Karma, cioè lo scopo finale che si dovrà raggiungere passando attraverso diverse reincarnazioni, diverse vite in cui la persona troverà sempre più la perfezione e la pace, avvicinandosi sempre più alla sua meta. Il Karma è una legge di causa-effetto, ad ogni azione corrisponde una reazione. Per cui è un percorso soggettivo e non è fatto solo di conquiste, ma anche di retrocessioni (in seguito ad errori commessi durante la propria vita). Così, la vita attuale di ognuno di noi è il risultato delle esperienze e delle azioni accumulate in tutte le vite precedenti, e ciò che faremo in questa vita, ci servirà nella prossima.

LA MORTE NELL’ISLAM

I Musulmani, così come gli Ebrei e i Cristiani, credono che la vita presente sia solo “una prova” in attesa della vita dopo la morte, che sarà “la vera vita”. La vita terrena è una sorta di preparazione e di processo in visione della vera vita ultraterrena. I punti fondamentali della fede comprendono: il Giorno del Giudizio, la Resurrezione, il Paradiso e l’Inferno. Quando un Musulmano muore, viene lavato, di solito da un familiare, avvolto in un lenzuolo candido e sepolto con una semplice preghiera, di preferenza lo stesso giorno del decesso. Durante tale cerimonia la brevità della vita del defunto viene ricordata e celebrata. Secondo il Profeta sono tre le cose che aiutano il defunto anche dopo la morte: la carità che ha svolto durante il suo “passaggio” sulla terra, la conoscenza che ha trasmesso e le preghiere a lui rivolte da parte di un figlio giusto.

Giorgio Pastore

REINCARNAZIONE

Chi eravamo nelle nostre vite passate? Gli induisti, ma non soltanto loro, credono nella reincarnazione, ovvero nella trasmigrazione dell’anima da un corpo ad un altro nel momento della morte (o da lì a poco). Un uomo può reincarnarsi in un altro uomo, in una donna, ma anche in un qualche animale. Nelle sue vite precedenti Buddha era stato ad esempio una tartaruga, una scimmia, un elefante e una lepre. A queste bestie, perciò, viene portato rispetto, ma anche a tutte le altre che pure, per successive reincarnazioni, possono raggiungere il “Nirvana”. Il Nirvana è il “paradiso” degli induisti.

Rappresenta la pace dei sensi, la pace assoluta che l’anima del defunto può trovare alla fine del suo ciclo di reincarnazioni. La chiave di tutto è il Karma. Ognuno di noi ha il suo Karma, cioè lo scopo finale che si dovrà raggiungere passando attraverso diverse reincarnazioni, diverse vite in cui la persona troverà sempre più la perfezione e la pace, avvicinandosi sempre più alla sua meta.

IL KARMA

Il Karma è una legge di causa-effetto, ad ogni azione corrisponde una reazione. Per cui è un percorso soggettivo e non è fatto solo di conquiste, ma anche di retrocessioni (in seguito ad errori commessi durante la propria vita). Così, la vita attuale di ognuno di noi è il risultato delle esperienze e delle azioni accumulate in tutte le vite precedenti, e ciò che faremo in questa vita, ci servirà nella prossima.

Anche i primi cristiani credevano in una sorta di reincarnazione. Il cristianesimo nacque in un periodo storico in cui una parte del mondo greco-romano aveva accettato, sulla scia dell’orfismo, del pitagorismo e soprattutto del platonismo, una dottrina secondo cui le anime sono soggette a successive reincarnazioni (metempsicosi = passaggio delle anime). Col tempo, la Chiesa ha definito meglio il dogma secondo cui i cristiani, in base alle azioni che compiono in vita, devono raggiungere il Paradiso oppure l’Inferno. Nel Purgatorio invece sostano coloro di cui il giudizio è incerto, in attesa del verdetto finale.

“La reincarnazione non è un fenomeno a sé stante, non avviene da solo, indipendentemente. Utilizzando una metafora, forse riuscirò a spiegare meglio il concetto. Provate ad immaginare che la reincarnazione sia simile a uno specchio: ecco, può avvenire soltanto se c’è qualcosa che si riflette nello specchio stesso. Lo specchio da solo non ha nessuna utilità. L’immagine che vediamo nello specchio è certamente il riflesso di qualcosa che si trova altrove (…).

A questo punto, proviamo a sostituire lo specchio con qualcos’altro. Al posto dello specchio, poniamo le persone che desiderano e che hanno bisogno di questa reincarnazione. La reincarnazione è la conseguenza diretta dei desideri, del karma e del contesto sociale delle persone fra le quali la reincarnazione si manifesta. Per semplificare, possiamo tranquillamente dire che il karma e la reincarnazione sono strettamente collegati fra loro. Non possono manifestarsi da soli (…).

Il Dalai Lama non è importante soltanto perché è una reincarnazione di una serie di precedenti Dalai Lama. Prima di lui, ce ne sono stati altri tredici, alcuni dei quali anche molto famosi e popolari in Tibet. Il Dalai Lama ha sue proprie eccelse qualità. Egli è un esempio incomparabile d’intelligenza e di compassione (…)
[Ven. Gedun Tharchin, Geshe Lharampa].

TESTIMONIANZE

Esistono casi evidenti di reincarnazione. Ad esempio, celebre è il caso di Cameron Macaulay, un bambino britannico di cinque anni che portato dai genitori tra le vie di una città a lui straniera e che vedeva per la prima volta, ad un certo punto, iniziò a “ricordare” di essere già stato lì precedentemente, corse via, i genitori lo inseguirono, finché il bambino non si fermò di fronte alla porta di una casa dicendo: “io abito qui”. Naturalmente non era così, tuttavia, visto l’insistenza del bambino, che non voleva più andarsene via da quel posto, i genitori furono costretti a bussare alla porta. I proprietari della casa si dimostrarono ospitali e lasciarono che il bambino andasse per la casa in giro per le stanze.

Il fatto strano fu che sembrava proprio averla già vista quella casa, sapeva bene dov’era la camera da letto, il bagno, la cucina e… quando entrò in un’altra buia stanza disse: “questa è la mia stanza”, “questi sono i miei giocattoli”. Le persone che vivevano lì confermarono di aver avuto un bambino, che era morto guarda caso poco più di cinque anni prima. Allora chiesero al bambino come si chiamasse, e lui rispose con un nome che non era il suo. Era il nome del bambino defunto, che un tempo aveva davvero abitato lì. E lui non avrebbe dovuto saperlo.

Allora è vero? Esiste davvero la possibilità che un anima possa reincarnarsi in un altro corpo? Come si potrebbero spiegare casi simili? Infatti, questo non è l’unico caso eclatante. Ne esistono diversi. Questo è un caso esemplare, simile a molti altri casi. Ce ne sono centinaia!

Di norma, quando avvertiamo la sensazione di essere già stati in un certo posto e, contemporaneamente, avvertiamo un leggero fastidio allo sterno, potrebbe essere che davvero stiamo ricordando una vita passata. Di solito è questa la sensazione che si prova. Sarà capitato a tutti, una volta nella vita, di provare una sensazione simile.

DIMENTICARE IL PASSATO

Probabilmente, non tutto ciò che riguarda le nostre vite passate può essere ricordato in questa attuale, ma un’esperienza traumatica, una forte emozione, sì. Un forte trauma può “espandersi” nel tempo, nel passato e nel futuro, invadendo i sogni (per questo a volte si fanno sogni profetici, di solito si profetizzano momenti importanti) e i ricordi delle vite future. Le forti forti emozioni, come una morte violenta, o il dolore per la morte di una morta molto cara rimangono segnate per sempre nella nostra anima. Una simile emozione può rimanere nel tempo ed essere ricordata, anche se a fatica, anche nelle vite successive.

Se nel passato si è persa una persona cara in una morte violenta ad esempio, nella nostra vita odierna potremmo sentirne la mancanza e sognarla. Possiamo ancora sentire l’affetto per quella persona morta in chissà quale passato, ma esiste una soluzione naturale, almeno così si crede. Infatti, i forti legami sono destinati a sopravvivere in eterno.

Probabilmente, si incontrerà di nuovo questa persona molto cara. Magari l’ha si è già incontrata senza rendersene conto, perché non è facile capirlo, ha un altro volto e forse anche un altro sesso. Spesso basta invece uno sguardo profondo negli occhi per riconoscersi. Di solito si pensa che le persone che ci stanno intorno in questa vita, siano più o meno le stesse delle altre vite. Ciò perché si pensa ci sia un certo magnetismo che riavvicina sempre le stesse persone, come se lo spirito le riconoscesse.
Non avete mai provato una strana attrazione per una persona che avevate appena conosciuto? Forse l’avevate già conosciuta in un’altra vita, e magari siete anche stati parenti stretti, padre e figlio, fratello e sorella, marito e moglie. Non è facile capirlo, ma quando si raggiunge tale consapevolezza, un altro passo è stato fatto in più verso la metà finale.

Ancora non esistono tuttavia prove certe capaci di dimostrare scientificamente la veridicità della Reincarnazione.
Ci sono personaggi, come lo psichiatra Brian Weiss, che in questi ultimi decenni si sono interessati professionalmente alla cosa. Per mezzo dell’ipnosi, sostengono di poter far regredire nel tempo i ricordi di una persona, fino alla sua nascita e ancor oltre, prima della loro attuale vita, per giungere nelle loro vite precedenti. Ma sono ancora molti gli scettici.

La scoperta delle vite passate non è soltanto emozionante o un’avventura spirituale nei luoghi più profondi della memoria ma è una ricerca delle chiavi per risolvere problemi e traumi della vita attuale, per sviluppare il talento e per rifondare su basi completamente nuove il carattere.

Giorgio Pastore

REINCARNAZIONE: LA POSSIBILITÀ DI PERFEZIONARCI VITA DOPO VITA.

Si è parlato spesso di reincarnazione, soprattutto in questi ultimi anni. In molte religioni orientali, quali il Buddismo, è addirittura l’essenza stessa della religione.
In occidente, però, la reincarnazione è da sempre considerata soltanto una folle assurdità. Questa considerazione è causata dalla ristrettezza mentale che soggioga la maggioranza degli individui e li convince che sia sbagliato ciò che non riescono a comprendere.

Con questa affermazione non voglio certo intendere che noi occidentali siamo degli ottusi, soltanto che non possediamo un’adeguata elasticità di pensiero e, a volte, anche a causa di alcuni canoni religiosi e sociali a cui siamo stati educati, spesso obbligati, fin da piccoli.

LA REINCARNAZIONE

Posso tranquillamente affermare, senza alcun remore, che la reincarnazione non è soltanto l’illusione di un folle ma, invece, è pura realtà. Esistono psicologi che ne hanno fatto una vera e propria terapia, definita di regressione, per curare tutte quelle persone che soffrono di ansia, fobie e addirittura per il male nero della psiche, cioè la depressione. Il principale scopritore di questa terapia è senza ombra di dubbio il dottor Brian Weiss, che da oltre venti anni la utilizza coi suoi pazienti ottenendo risultati sbalorditivi, risultati che superano l’incredibile. In alcuni casi è riuscito perfino a guarire pazienti affetti da vari tipi di tumore che avevano raggiunto uno stadio avanzato.

BRIAN WEISS

Comunque l’argomento, visto anche il contenuto spirituale, presenta lati troppo complessi per potersi trattare in poche righe, quindi per chi volesse approfondirlo posso consigliare alcuni testi, scritti proprio dal dottor Weiss, editi dalla Mondadori:
– Molte vite, molti Maestri.
– Molte vite, un solo amore.
– Oltre le porte del tempo.
– Messaggi dai Maestri.
– Lo specchio del tempo
(con allegato CD audio di regressione in lingua italiana)

Questi sono soltanto i titoli dei libri pubblicati in Italia dal dottor Weiss, ne esistono molti pubblicati soltanto negli U.S.A.
Chi sono i Maestri citati da Weiss in alcuni titoli? Sono quelle anime che attraverso la reincarnazione, vita dopo vita, hanno raggiunto quel grado di perfezione e conoscenza che gli ha consentito di non aver più bisogno di reincarnarsi, perché ormai non hanno altre lezioni da imparare sul senso della vita e, quindi, hanno l’incarico di aiutarci ad imparare le nostre lezioni per permetterci di raggiungere la perfezione anche a noi. Perché è solo con la conoscenza che ci avviciniamo sempre di più a Dio, una conoscenza che non si basa soltanto sulla cultura ma sui valori della vita, e cioè la pietà, l’amore per il prossimo, l’altruismo e tutti gli altri valori che ormai sembrano dimenticati da molti.

Secondo ciò che afferma Weiss, tutti i difetti umani che non riusciremo a correggere nella vita attuale, quali ad esempio l’egoismo e l’avidità, li porteremo con noi come bagaglio per la vita successiva e così fino a che non riusciremo a raggiungere la perfezione raggiunta dai Maestri. Tutto questo è, in pratica, il concetto orientale di karma formulato in maniera differente.
Forse tanti ignorano il fatto che fra molte scritture eliminate dalla Bibbia, perché considerate apocrife, ve n’erano alcune che parlavano proprio della possibilità per l’uomo di reincarnarsi dopo la morte per poter intraprendere un’altra vita e cercare così di migliorarsi. Ma questa possibilità non sarebbe stata conveniente per la Chiesa e quindi quale modo migliore se non quello di “censurare” la parola di Dio?

La cosa più affascinante, descritta sempre dal dottor Weiss, è il fatto che le anime di ognuno di noi si rincontrano nel corso delle varie vite. Questo vuol dire che se perdiamo uno dei nostri cari in questa vita, abbiamo la certezza di poterlo riabbracciare nella vita successiva ma in un altro contesto. Ad esempio se in questa vita i soggetti A e B sono fratelli, nella successiva potrebbero essere marito e moglie oppure anche soltanto amici, l’anima non ha sesso quindi può incarnarsi in un maschio o una femmina nel corso delle vite.

A chi non è mai accaduto di avere la sensazione di conoscere già una persona appena incontrata? Oppure di provare le tipiche sensazioni di “deja-vu”?
Comunque è da sempre nella natura umana non accettare teorie o fatti, anche se veri, che potrebbero stravolgere ciò in cui si è sempre creduto. Ma così facendo, l’uomo non fa altro che proseguire per strade sbagliate che non conducono a nulla.
Dovrebbe invece educare la mente ad una sana ricettività che possa consentirgli di trovare finalmente delle risposte concrete alle domande più antiche dell’Universo: “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?”

Luigi M.C. Urso

Links utili:
www.brianweiss.com

VIAGGI ASTRALI
(OBE)

INDAGINE DEL C.R.O.P. SUI VIAGGI ASTRALI – ANALISI DELL’ESPERIENZA DI “VIOLA” (2003/2004)

“Qualche anno fa è morto un ragazzo che veniva a scuola con me. Lo conoscevo da molto tempo, ma ben poco e quando morì non andai nemmeno al suo funerale, dato che non parlavo con lui da anni, ormai. Una notte, viaggiando in astrale, mi trovai in una stanza che non conoscevo e lo vidi davanti a me. Lui mi chiamò per nome e mi invitò distrattamente (guardandomi solo di sfuggita come se fossi una delle tante anime che stavano entrando -e sono sicura che era così-) ad oltrepassare la porta che stava aprendo. E fu allora che E. mi guardò meglio e, dopo un attimo di esitazione, la sua espressione cambiò e divenne attenta. Disse soltanto: “Tu sei viva!”, fissandomi in un misto di sorpresa e spavento. E in quel momento anch’io realizzai che lui era morto (nei viaggi astrali si incontrano sia vivi che morti) e, spaventata, tornai immediatamente nel mio corpo.”

[Viola]

Il viaggio astrale è un esperienza unica, suggestiva, emozionante. Non è altro che “uscire fuori dal corpo fisico” per volare con lo spirito nell’etere. Ci sono persone a cui può capitare una sola volta nella vita, ce ne sono altre (come la nostra amica Viola, conosciuta nel 2003) a cui capita più spesso.

Ci sono persone che sanno controllare l’evento ed altri che invece vengono trascinati via dal fluire della vita, inconsapevoli di ciò che sta succedendo, o comunque inconsapevoli del come, del dove e del perché. Specialmente, può capitare più facilmente, e spontaneamente in molti casi, in tenera età (come è avvenuto ad una nostra collaboratrice Raffaella T.).

Successivamente, queste persone, crescendo, tendono sempre più a credere che ciò che hanno vissuto altro non è stato che un sogno infantile. In realtà, molte volte, non si è trattato solo di un sogno. Quando si è piccoli, è più facile vivere esperienze soprannaturali, perché non si è ancora inibiti dalla vita. Crescendo, perdiamo la nostra genuinità, la nostra spontaneità, per costringerci all’interno della società, conformandoci ad essa, ai suoi canoni realistici. Raccontare un’esperienza simile allora può divenire un ostacolo, una ragione per essere scherniti dagli altri, così viene rimossa, dimenticata o etichettata come semplice fantasia. Viola ci scrive:

“Sarà passato un anno da quando ho deciso di tornare pienamente alla mia vita materiale e ora incontro voi che mi riportate indietro. Questo però non mi dispiace, anzi, il fatto è che ho smesso di pensare a certe cose (le ho archiviate e infatti non mi succedeva più quasi niente, ma da quando vi ho conosciuto mi accadono queste cose tutti giorni) perché ero sola e avevo paura; ora invece col vostro appoggio mi sento più forte. Ieri ho avuto una visione e, nel bel mezzo di essa, la cosa che mi ha dato il coraggio per andare avanti era non esser più sola: io dovevo continuare a vedere, e dovevo farlo per me e per voi. Ora che vi conosco ho meno paura.”

[Viola]

Nel nostro caso, Viola riesce a viaggiare in astrale in modo casuale, nei momenti in cui è più rilassata, ma ancora non riesce a governare i suoi “voli”, così che, ogni volta, si ritrova in posti nuovi, trasportata dalla corrente misteriosa che muove questo flusso incorporeo:

“Oggi, viaggiando in astrale, mi son ritrovata in camera di un ragazzo (presumibilmente vivo) che stava parlando con qualcun’altro sul letto che non riuscivo a vedere. Non son riuscita a controllare i movimenti (per questo non ho visto l’altro, lo sentivo solamente, era un suo amico); ero bloccata come al solito anche se non avevo paura perché sentivo che erano vivi, comunque son passata molto vicina ad uno di questi e la cosa strana è che lui sembra avermi sentito: non mi ha visto, altrimenti avrebbe detto qualcosa, eppure si è girato quando ho sfiorato il suo viso col mio (…)”

[Viola]

Probabilmente, tutti noi potremmo viaggiare in astrale, se soltanto potessimo estraniarci per qualche attimo dalla nostra vita terrena, cercando di “ritornare” ad essere puri e semplici così come quando eravamo piccoli. Nella vita di oggi giorno c’è poco spazio per il soprannaturale, preoccupati solo dal lavoro e dal pagare le bollette! Non dobbiamo avere paura di ciò che non conosciamo, perché nel momento in cui saremo consapevoli, non ci sarà più oscura. Quando si vola, si è puro spirito, pura energia, immateriale.

Anche nel momento in cui “si esce” fuori dal corpo, non si deve mai avere paura di non poter più fare ritorno, perché (si dice) è sempre presente un filo argenteo che lega inevitabilmente (fino alla morte) il corpo fisico alla nostra anima. Questo filo non si può spezzare, per cui dobbiamo solo lasciarci trasportare dalla corrente dello spazio e del tempo, proprio come hanno fatto Viola, Raffaella e molte altre persone. Dobbiamo imparare a vedere oltre.

Giorgio Pastore

IL REIKI

COS’E’ IL REIKI? Secondo i più antichi testi indiani, tutto l’universo è pervaso da un’energia vitale, emanazione della vita stessa. Ogni popolo e cultura ha dato un nome diverso a questo concetto:

– PRANA per gli Indù;
– CHI per i Cinesi;
– KA per gli Egizi;
– BARAKA per i Sufi;
– WAKAN per i Sioux;
– “Forza guaritrice della natura” per Ippocrate;
– SPIRITO SANTO per i Cristiani;

Secondo certe leggende, esisterebbe un mondo sotterraneo, chiamato Agharti, dove vivrebbero degli esseri capaci di usare ancora un’energia, detta VRIL, di cui l’uomo moderno ha dimenticato l’esistenza. Questa energia, tuttavia, è in ognuno di noi, addormentata, e potrebbe essere possibile risvegliarla con particolari esercizi yoga, capaci di farci rilassare e farci ritrovare la nostra vera essenza.

Cambiano i nomi, ma la sostanza è sempre quella. Si tratta di quella stessa energia capace di far guarire e di fare i cosiddetti “miracoli”. Un’energia ancora incompresa dalla scienza, ma sicuramente reale e presente in ognuno di noi.

Usui, monaco giapponese della fine dell’800, le diede il nome di REIKI (Rei = termine concettuale riferito al “tutto” e all’unità + Ki = la forza vitale presente in ognuno di noi; da notare la somiglianza con l’egizio Ka). Ritrovando la consapevolezza dell’esistenza in noi stessi del Reiki, di questa energia vitale, riusciamo ad avvicinarci ad una concezione globale e ad essere tutt’uno con l’universo. In tal modo, riusciamo a vivere meglio ed a liberarci dalle paure, dai nostri sensi di colpa, dalle incertezze e soprattutto dalla malattia. In tal modo, ritroviamo noi stessi, capendo cosa è realmente importante nella vita, elevando il nostro spirito. E quest’energia avvolge tutto, non solo le persone, ma anche le rocce, l’acqua, l’aria, gli alberi, le piante, tutto…

Usui arrivò a tali conclusioni grazie ad un antico testo tibetano, risalente a oltre 2500 anni fa, il “Sutra del loto”, che scoprì casualmente in un convento di monaci zen di Kyoto. Egli ipotizzò che sia Gesù che Buddha avessero scoperto questa energia, in quanto entrambi riuscivano a compiere “miracoli”, cioè a curare altre persone solo con l’imposizione delle mani. Usui capì che non si trattava solo di un “dare” energia, ma di un “riequilibrarsi”, cioè di un “dare” da parte del “curatore” ed un “dare” da parte del “curato”, cioè, di uno scambio di energie al fine di ritrovare il giusto equilibrio in entrambe le parti.

Il Reiki riuscì così a diffondersi nel mondo e al giorno d’oggi si contano più di 7000 maestri.

Ognuno di noi recepisce questa energia soggettivamente e filtrandola attraverso diversi livelli energetici corporei. Questi diversi livelli di densità energetica interagiscono tra loro e sono:
– l’AURA;
– i CHAKRA (Centri di energia) e
– i NADI (Canali di energia).

Giorgio Pastore

L’AURA

L’AURA è un’emanazione del nostro corpo fisico, ed è costituita da 4 “corpi energetici”, cioè 4 livelli avvolgenti il nostro corpo:
1 – il CORPO ETEREO (che aderisce al nostro corpo fisico);
2 – il CORPO ASTRALE;
3 – il CORPO MENTALE e
4 – il CORPO SPIRITUALE (che è il livello più esterno).

Valutando l’ampiezza dell’aura si può arrivare a stabilire lo stato di salute di una persona. Più l’aura è ridotta, più una persona vuol dire che sta male. Quando si è in salute, l’aura è larga intorno a noi. Se si è malati, anche l’armonia dell’aura si guasta e il CORPO SPIRITUALE può sembrare una massa informe di luce intorno al nostro corpo. Ci sono persona che riescono a vedere questa aura a occhi nudi senza troppa difficoltà. Per altri invece è più complicato e necessitano di più allenamento. Ma, teoricamente, è possibile per tutti vederla. Un modo semplice per poterci riuscire è, ad esempio, quello di appoggiare la propria mano su una parete bianca illuminata da luce artificiale. In tal modo sarà più facile vedere l’aura.

Giorgio Pastore

I CHAKRA

I CHAKRA sono centri energetici che ruotano su se stessi, attraverso cui le persone apprendono energia dall’esterno e le distribuiscono in tutto il corpo per mezzo di canali energetici. Sono dei punti chiave presenti in ognuno di noi. Ce ne sono 7 in particolare, disposti lungo la colonna vertebrale, con una funzione ben precisa:

1 – Il CHAKRA DELLA CORONA si trova al centro del cranio e ci permette di relazionarci con l’universo intero;
2 – Il CHAKRA DELLA FRONTE è chiamato anche “terzo occhio” e permette di “vedere oltre” la normale realtà fisica;
3 – Il CHAKRA DELLA GOLA regola la nostra salute;
4 – Il CHAKRA DEL CUORE è quello relativo al sentimento e ci mette in contatto emotivo con tutti gli esseri viventi;
5 – Il CHAKRA DELL’OMBELICO custodisce il segreto della nostra stessa esistenza e per suo tramite possiamo venire a conoscenza del senso della nostra vita, del nostro scopo reale;
6 – Il CHAKRA SACRALE si trova nell’inguine ed è il centro delle volontà e della voglia di vivere;
7 – Il CHAKRA DELLA RADICE è situato sulla base della colonna vertebrale ed è il punto in cui agiscono e mutano le energie primordiali legate al nostro essere.

Giorgio Pastore

I CANALI ENERGETICI

I CANALI ENERGETICI permettono ai CHAKRA, attraverso il nostro sistema nervoso, di distribuire tale energia in tutto il nostro organismo ravvivandolo e permettendogli così di vivere. Se tale energia fluisce liberamente, stiamo bene e il nostro equilibrio psico-fisico ne otterrà vantaggio, altrimenti staremo male e a seconda di quale CHAKRA sia “ostruito” ci verranno a mancare gli attributi ad esso corrispondente, così che se sarà ostruito il canale che permette al CHAKRA DEL CUORE di distrbuire la sua energia in tutto il nostro corpo, noi sentiremo una mancanza d’affetto e avremo difficoltà nel dare e ricevere amore.

Con l’imposizione delle mani, riusciamo a rimuovere tali blocchi nei canali corrispondenti ai 7 CHAKRA principali, liberando così il passaggio e riottenendo la salute psico-fisica. Bastano solo 3 minuti di imposizione per acellerare il processo di guarigione diminuendo tra l’altro anche il dolore fisico, migliorando la circolazione sanguigna e ristabilendo l’equilibrio perduto.

Giorgio Pastore

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